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Clicca mi piace, ti dirò chi sei!

 

Questo titolo può sembrare uno slogan da Test di Facebook ma non lo è.

Uno di quei test dove ti vengono proposte una carrellata di immagini e si deve aggiungere una reaction; uno di quei giochi che provano a capire in pochi click chi siamo, che personalità abbiamo, se siamo delle persone sportive o sedentarie e poi, alla fine, se è riuscito a stupirti ti invita a condividere il risultato con i tuoi contatti online.

Tuttavia la vita su internet si muove scandita da click virtuali.


Ogni giorno cerchiamo informazioni online: usiamo Google Maps per andare da un posto ad un altro della città, usiamo Facebook per vedere cosa fanno i nostri amici e parenti lontani oppure clicchiamo link di video su Youtube. E' un numero di click al giorno incredibile.

Ognuno dei nostri click rappresenta singolarmente un nostro interesse.
L'unione di tutti i click della giornata, del mese e dell'anno può, se raccolto e categorizzato, rappresentare nell'insieme la nostra personalità.

Proprio da questa premessa due ricercatori dell'Università di Cambridge, Gran Bretagna, in collaborazione con un informatico del Centro di ricerca della Microsoft della stessa città, hanno iniziato a lavorare ad un'applicazione chiamata MyPersonality che permette agli utenti Facebook di compilare dei questionari psicometrici, includendovi anche una versione recente del Big Five Questionnaire. La risposta alle domande rilascia all'utente una descrizione del loro profilo di personalità e permette, previo consenso dell'utente, anche di condividere con il ricercatore la mole di dati raccolta. In breve tempo si creò la più grande profilazione virtuale di dati psicometrici e profili facebook mai creata prima.

“Private traits and attributes are predictable from digital records of human behavior”.

Analizza un campione di oltre 58.466 volontari, tutti utenti statunitensi ed iscritti a Facebook , mediante l'utilizzo di un programma statistico per condurre un'analisi automatizzata dei “Mi piace”: hanno sviluppato delle correlazioni e delle regressioni tra punteggi ottenuti ai test psicometrici e le tracce digitali lasciate dagli utenti: i mi piace.

Questa strategia inferenziale permette all'algoritmo di tracciare un profilo psicologico abbastanza accurato della persona, identificandone alcuni tratti, come l'apertura ai cambiamenti o l'estroversione, con la stessa accuratezza dei test psicologici standard, ma dando buoni risultati anche per tratti come la coscienziosità e l'intelligenza. Particolarmente difficile da capire è invece stato il livello di soddisfazione della propria vita. A detta degli autori risulterebbe difficile isolare le fluttuazioni dell'umore a breve e brevissimo termine da quelle a più lunga scadenza.

 

Nello specifico sono riusciti a distinguere con una precisione del 95% l'origine europea o afroamericana dei soggetti, dell'88% e del 75% l'orientamento sessuale rispettivamente di maschi e femmine.

Dell'85% la preferenza tra democratici o repubblicani, dell'82% la tipologia di religione cristiana o musulmana. Di poco inferiore, fra il 65% e il 73% , è risultata l'accuratezza con cui l'algoritmo riesce a capire se si ha una relazione amorosa altrimenti se il soggetto è single, se fuma, se beve alcool o fa uso di sostanze.
La prestazione peggiore ha riguardato la capacità di capire se i genitori di un utente si erano separati prima che questi compisse i 21 anni: il programma ha dato la risposta corretta “solo” il 60 per cento delle volte. Valutando questi dati va è stato notato – evidenziano Michal Kosinski e collaboratori– che solamente pochi utenti cliccano dei “Mi piace” in grado di rivelare esplicitamente queste caratteristiche, ad esempio meno del 5% degli utenti gay aveva indicato come gradito il matrimonio gay.

 

Kosinski, Stillwell e Graepelb sottolineano che l'uso di questo sistema ha grandi potenzialità applicative nel campo della personalizzazione del marketing digitale. Esso, tuttavia, pone un problema di rispetto della privacy sia da parte di società private sia di istituzioni governative dato che la metodologia presa in esame può essere applicata a tutti i tipi di dati digitali, e non solo a quelli di Facebook.
Secondo Kosinski
“la possibilità di prevedere caratteristiche individuali dalle registrazioni digitali di comportamenti può avere rilevanti implicazioni negative, perché può essere facilmente applicata a un gran numero di persone senza aver ottenuto il loro specifico consenso e senza che se ne accorgano. [...] Si possono immaginare situazioni in cui tali previsioni, anche se non corrette, potrebbero costituire una minaccia per il benessere, la libertà, o addirittura la vita di un individuo. È importante sottolineare che, data la sempre maggiore quantità di tracce digitali che le persone lasciano dietro di sé, diventa difficile per gli individui controllare quali dei loro attributi siano stati rivelati. Per esempio, evitare semplicemente contenuti esplicitamente omosessuali potrebbe essere insufficiente per impedire ad altri di scoprire il proprio orientamento sessuale”.

 

                                                                                                                                                        AV

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